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ToggleLe dimissioni dall’ospedale di un anziano non autosufficiente costituiscono un passaggio estremamente delicato.
Se il paziente non è in grado di muoversi, nutrirsi o gestire in autonomia la propria igiene personale, è suo diritto rimanere in ospedale fino a quando non gli siano garantite cure adeguate a domicilio o presso una struttura specializzata.
Sul piano legale, le dimissioni improprie rappresentano una violazione del diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione Italiana.
In un simile scenario, quali sono gli strumenti legali per tutelare un anziano non autosufficiente?
Ne parliamo con l’Avvocato Roberta Scarpellini, esperta in risarcimenti per malasanità a Milano.
Cos’è la dimissione protetta e quando è necessaria
La dimissione protetta è necessaria quando il paziente ha ancora bisogno di cure specialistiche e di un adeguato supporto sanitario.
In questi casi, l’ospedale è tenuto a organizzare un percorso assistenziale concordato con la famiglia e i servizi sanitari locali e l’erogazione dello stesso può avvenire in diversi modi.
- A domicilio, per mezzo di servizi di assistenza domiciliare con personale specializzato.
- In strutture non ospedaliere, come gli hospice, per coloro che hanno bisogno di cure palliative.
- In una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA), o casa di riposo, per soggetti non autosufficienti che necessitano di assistenza continuativa.
Tuttavia, se le condizioni cliniche del paziente non sono stabili o non è stato previsto un piano di continuità assistenziale, si può parlare di dimissioni premature.
Diritti dell’anziano non autosufficiente durante il ricovero e le dimissioni
Se un paziente non è autosufficiente, l’ospedale è tenuto a garantire allo stesso un’adeguata assistenza post-ricovero.
Per questo, chi è fragile non può essere dimesso prima che vengano predisposte soluzioni di continuità assistenziale.
Inoltre, è bene sottolineare un altro aspetto cruciale. In assenza di condizioni per un ritorno sicuro a casa, il paziente e i suoi congiunti hanno la facoltà di opporsi alle dimissioni e richiedere un prolungamento del ricovero o l’attivazione di adeguata assistenza.
Oltre alla già citata non autosufficienza, ci sono anche altre condizioni in ragione delle quali un paziente può rifiutare le dimissioni.
- Necessità di cure mediche o infermieristiche: se, per la sua condizione clinica, il soggetto necessita di trattamenti specifici, medicazioni avanzate o terapie continue e non dispone di un’assistenza specializzata a domicilio, può chiedere di posticipare le dimissioni.
- Assenza di una rete familiare in grado di fornire assistenza: chi vive da solo o insieme a persone che non sono in grado di garantire un’adeguata assistenza sanitaria, ha diritto a restare in ospedale fino all’individuazione del supporto necessario.
Come opporsi alle dimissioni improprie: aspetti legali e procedure
Per l’art. 32 della Costituzione Italiana, la salute è un diritto fondamentale della persona.
Ospedali e strutture sanitarie sono, dunque, tenuti a garantire al paziente cure adeguate anche dopo la dimissione.
La legge Gelli-Bianco (n. 24/2017) rafforza il principio imponendo a medici e ospedali di adottare tutte le misure necessarie atte a proteggere il paziente e garantirgli dimissioni appropriate.
Anche la Corte di Cassazione si è espressa in materia ribadendo che la salute del paziente deve essere sempre prioritaria e i bisogni di quest’ultimo devono essere anteposti a qualsiasi altra esigenza, organizzativa o economica, delle strutture sanitarie.
Cò premesso, i familiari non sono obbligati a riportare a casa il paziente qualora non vi siano le condizioni per un’assistenza adeguata e nessun ospedale può fare pressioni psicologiche sui parenti affinchè acconsentano alle dimissioni forzate (comportamento illegale che può inquadrarsi nel reato di violenza privata ai sensi dell’art. 610 del Codice penale).
Si ricorda che la legge tutela i pazienti più fragili e chi lascia una persona incapace senza assistenza adeguata può essere perseguito per il reato di abbandono di incapace (art. 591 del Codice penale).
Tutela del paziente in vista di dimissioni ospedaliere improprie
Se il paziente o i suoi familiari ritengono che le dimissioni siano affrettate o inappropriate, si può procedere come segue.
- Richiedere il foglio di dimissioni, senza apporre la firma, verificando attentamente le informazioni contenute nel documento e richiedendo copia della cartella clinica.
- Richiedere un incontro con il responsabile del reparto per esporre i motivi per cui le dimissioni si ritengono inadeguate, chiedere una rivalutazione della decisione ed evidenziare i possibili rischi per il paziente.
- Coinvolgere il medico di medicina generale affinchè intervenga per una soluzione più adeguata alle esigenze del paziente.
- Chiedere alla Direzione Sanitaria una soluzione alternativa perché, se il paziente non può ricevere assistenza a casa, l’ospedale deve attivarsi per individuare un’altra struttura idonea (Residenza Sanitaria Assistenziale o centro di riabilitazione).
Nel caso in cui le azioni poste in essere non abbiano portato a una rivalutazione della decisione sulle dimissioni, si può procedere come segue.
- Richiedere una valutazione medica dettagliata: chiedere ai sanitari una spiegazione esaustiva sulle ragioni cliniche che hanno condotto alle dimissioni del paziente. Richiedere copia aggiornata della cartella clinica e di tutta la documentazione relativa al ricovero.
- Presentare formale opposizione: inviare una lettera all’ASL o alla direzione sanitaria indicando i motivi del dissenso. Trasmettere tale missiva tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o PEC.
- Richiedere l’intervento di un medico legale: lo specialista può valutare se le dimissioni siano avvenute nel rispetto dei protocolli e delle condizioni del paziente. Questo passaggio è fondamentale per stabilire eventuali responsabilità.
- Consultare un avvocato esperto in diritto alla salute: in caso di danno alla salute o mancata continuità delle cure, è possibile adire vie legali al fine di ottenere un risarcimento per danno biologico, morale e patrimoniale.
- Raccogliere tutta la documentazione: conservare copia di ogni comunicazione intercorsa con la struttura sanitaria, ricevute di PEC, raccomandate inviate e dettaglio di tutte le spese sostenute a seguito delle dimissioni premature.
Se sei un paziente non autosufficiente e sei stato dimesso senza garanzia di un’alternativa di cura, mettendo a rischio la tua salute, sappi che non sei solo.
Hai il diritto di essere curato con dignità e continuità. E se questo non è avvenuto, puoi richiedere un risarcimento danni.
Le strutture sanitarie non possono lasciarti senza assistenza, neanche in via temporanea.
Sono Roberta Scarpellini, avvocato esperto in malasanità a Milano, e sono qui per aiutarti a far valere i tuoi diritti.
Contattami, insieme possiamo fare la differenza!
Conseguenze legali dimissioni ospedale anziano non autosufficiente
Dimettere un paziente non clinicamente stabile può avere gravi conseguenze legali per la struttura sanitaria e il personale medico.
Se le dimissioni premature dall’ospedale provocano un peggioramento della salute o l’insorgenza di altre complicazioni, il paziente ha diritto a chiedere un risarcimento per i danni riportati.
In casi come questi, le responsabilità possono essere di diverso tipo.
- Civile: l’ospedale o la clinica possono essere chiamati a risarcire i danni causati al paziente, comprese le spese per cure aggiuntive e il danno biologico e morale.
- Penale: il medico può essere accusato di lesioni personali colpose se la dimissione inappropriata ha causato il deterioramento della salute del paziente. In caso di decesso, si può configurare il reato di omicidio colposo.
- Reato di abbandono di incapace: secondo l’art. 591 del Codice penale, dimettere un paziente fragile, senza garanzie di adeguata assistenza, può costituire un reato grave con conseguenze legali per i responsabili.
Se credi di aver subito una dimissione ospedaliera inappropriata o temi che un tuo congiunto ne sia stato vittima, non perdere tempo prezioso.
Contatta oggi stesso l’Avvocato Roberta Scarpellini, esperta in risarcimento danni malasanità a Milano, per una prima consulenza gratuita.