Chi provoca la morte di una persona violando le regole del Codice della strada commette il delitto di omicidio stradale, punito con la reclusione da due a sette anni. Una pena che può arrivare fino a dodici anni nel caso in cui si è alla guida in stato di ebbrezza alcolica, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, o si commettono infrazioni, quali una guida impudentemente pericolosa, contromano o a velocità pari o superiore al doppio di quella consentita.
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Cosa si intende per omicidio stradale
L’omicidio stradale è una fattispecie delittuosa autonoma rispetto al reato di omicidio colposo (Cass. Pen., Sez. IV, 14 giugno 2017, n. 29721) introdotta dalla legge n. 41 del 23 marzo 2016.
Si tratta di un delitto colposo, in virtù del quale si presuppone che l’evento della morte non sia voluto, ma avvenga come conseguenza di un’imprudenza, negligenza o imperizia e per la violazione delle norme che disciplinano la circolazione stradale.
La legge stabilisce che, ogni volta che si mette a repentaglio l’incolumità di un’altra persona, si commette reato, anche quando non c’era l’intenzione di arrecare un danno. Si parla quindi di omicidio stradale tutte le volte in cui la morte di una persona sia causata dal mancato rispetto delle norme del Codice della strada, anche di quelle che impongono di agire con cautela, come rallentare in prossimità delle curve e prestare attenzione alle manovre azzardate degli altri conducenti.
Nel caso in cui, invece, chi investe uccida volontariamente una persona non si applicherà la norma che punisce l’omicidio stradale, ma quella più grave che sanziona l’omicidio.
Omicidio stradale e concorso di colpa: ambito civile e penale
Oltre alle aggravanti, ci sono circostanze in cui la pena può essere diminuita, ad esempio quando l’incidente non è esclusiva conseguenza dell’azione o dell’omissione del colpevole. In questi casi, entriamo nella sfera del concorso di colpa nell’omicidio stradale che fa riferimento a quelle situazioni in cui un fatto, considerato illecito dalla legge, sia attribuibile alla responsabilità di più persone.
Nel diritto civile vale sempre il principio di pari responsabilità, in virtù del quale toccherà ai soggetti coinvolti provare di aver osservato un comportamento che, nei limiti della normale diligenza, sia esente da colpa e conforme alle norme del codice della strada. Per l’art. 2054 c.c., nel caso di scontro tra veicoli si presume, infatti, fino a prova contraria, che ciascuno dei conducenti abbia concorso ugualmente a produrre il danno subito dai singoli mezzi. Ciò significa che la responsabilità dell’incidente non è imputabile solamente a un soggetto ma almeno a due, anche quando le percentuali di responsabilità non sono paritarie.
Nel diritto penale, il concorso di colpa può invece sussistere se, dopo accurata indagine, si dimostra che la vittima abbia, in qualche modo, contribuito con la propria condotta al realizzarsi dell’illecito, ovvero alla propria morte.
In quali casi di omicidio stradale la pena è diminuita?
Secondo il Codice penale, qualora la morte della vittima non sia esclusiva conseguenza dell’azione o dell’omissione del conducente, la pena può essere diminuita fino alla metà. È il caso di un pedone che attraversa la strada in una curva o senza preavviso, o della vittima che viene travolta all’interno della propria auto parcheggiata in una curva o dopo un dosso, o del ciclista che, nonostante la pista ciclabile, si trovi in mezzo della carreggiata.
Quando anche la condotta della vittima non è immune da censure, l’autore dell’omicidio stradale può beneficiare di uno sconto di pena. Il comma 7 dell’art.589-bis c.p. reca infatti un’attenuante a effetto speciale con diminuzione di pena fino alla metà, qualora l’evento mortale non sia “esclusiva conseguenza dell’azione o dell’omissione del colpevole”, ma anche di altre circostanze, ovvero quando la concausa dell’omicidio stradale sia costituita da un comportamento colposo della vittima, di terzi o da una concorrente causa esterna, anche non riconducibile ad una condotta umana, come può essere l’attraversamento della carreggiata da parte di animali selvatici.
Come si individua il concorso di colpa in un incidente stradale mortale?
In generale, individuare un concorso di colpa in un omicidio stradale è semplice: ogni volta che la vittima ha violato il Codice della strada, è configurabile una colpa anche a suo carico. Secondo la Corte di Cassazione (sent. n. 24820 del 25 giugno 2021), però, questo non è l’unico caso di concorso di responsabilità, in quanto non occorre necessariamente l’illecito altrui per far dimezzare la pena: è sufficiente anche un comportamento anomalo e incolpevole da parte della vittima o di un altro soggetto.
C’è concorso di colpa ogni volta che il comportamento della vittima consiste in una condotta non perfettamente lecita, anche se non necessariamente rimproverabile, come può accadere nelle ipotesi di caso fortuito o di forza maggiore. Di conseguenza, l’attenuante fa riferimento a tutte quelle condotte della vittima “esse stesse colpose oppure anomale rispetto all’ordinario svolgersi degli eventi”.
Ciò non esclude la responsabilità del conducente ma ne diminuisce l’intensità in modo proporzionato all’effettivo grado della colpa. Se, ad esempio, un automobilista investe un pedone caduto in strada per sbaglio, beneficerà comunque dell’attenuante derivante dal concorso di colpa, anche se la vittima non aveva violato il Codice della strada. Lo stesso, avviene, nel caso di una vittima che si è trovata nel bel mezzo della carreggiata per essere stata sbalzata dalla propria moto a causa di un’improvvisa raffica di vento.
Come tutelarsi in caso di concorso di colpa in un incidente stradale mortale?
Il riconoscimento del concorso di colpa in un caso di un omicidio stradale mortale può comportare tutta una serie di conseguenze penali, civili e assicurative, per il conducente e per gli eredi della vittima. Il giudice dovrà prendere in considerazione il nesso di causalità che lega la condotta all’evento e stabilire se una qualsiasi concausa, umana o meno, abbia contribuito all’incidente mortale.
Sottovalutare anche un singolo aspetto nell’istruzione della pratica in tutte le sedi, può tradursi nella mancata tutela dei propri diritti. Si tratta di una questione di massima delicatezza per la quale si rende necessario il supporto di un avvocato esperto.