Studio Legale Scarpellini

Sentenze più importanti sugli incidenti stradali mortali

In questo articolo, analizzeremo alcune sentenze emesse dalla Corte di Cassazione riguardanti gli incidenti stradali mortali.

La Corte di Cassazione fornisce costantemente importanti indicazioni a proposito dei principi da applicare e di come attribuire le responsabilità nelle specifiche circostanze. 

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Omicidio stradale e dolo eventuale

Con la sentenza n. 37606 del 2015, la Corte di Cassazione ha stabilito che il dolo eventuale può essere applicato anche nei casi di incidenti stradali mortali.

La Corte di Cassazione ha sottolineato che la differenza tra dolo eventuale e colpa cosciente risiede nell’atteggiamento psicologico dell’agente coinvolto. Nel dolo eventuale, l’agente agisce consapevolmente accettando il rischio del verificarsi di un evento non voluto. Al contrario, nella colpa cosciente, l’agente compie l’azione ignorando o respingendo il rischio, fidandosi della propria capacità di gestire la situazione senza considerare le conseguenze dannose che potrebbero verificarsi.

Nel dolo eventuale, l’agente è, quindi, consapevole della possibilità che l’evento lesivo si verifichi. Nonostante ciò, decide comunque di agire, accettando l’evento lesivo come conseguenza delle sue azioni.

Nei casi di incidenti stradali mortali, la Corte di Cassazione stabilisce che per dimostrare il dolo eventuale è essenziale provare che “il responsabile dell’incidente abbia considerato la possibilità di causare la morte di un individuo e abbia accettato il rischio associato a tale azione”.

Incidente stradale mortale sotto effetto di Alcol o Droga

Con la sentenza n. 26857 del 2018 la Corte di Cassazione ha affermato che chi causa un incidente mortale sotto l’effetto di alcol o droga risponde solo per il reato di omicidio stradale, sebbene in misura aggravata. 

A seguito dell’introduzione delle nuove fattispecie autonome di omicidio stradale e lesioni personali stradali gravi o gravissime, la Cassazione stabilisce infatti che “nel caso in cui l’imputato venga accusato di aver guidato in stato di ebbrezza e, a causa di questa, abbia causato la morte o lesioni gravi o gravissime a più persone, la condotta di guida in stato di ebbrezza perde la sua autonomia come circostanza aggravante dei reati di cui agli articoli 589-bis, comma 1, e 590-bis, comma 1, del codice penale. Di conseguenza, deve essere applicata la disciplina sul reato complesso ai sensi dell’articolo 84, comma 1, del Codice penale, escludendo l’applicabilità della disciplina generale sul concorso di reati”.

Ciò significa che in questi casi non vi è più un concorso di reati, in quanto il nuovo reato complesso di omicidio stradale introdotto dalla legge 41/2016 comprende anche le circostanze aggravanti della guida in stato di ebbrezza e sotto effetto di droghe.

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Caso fortuito e incidente stradale mortale

Nella sentenza n.11825 del 2015 la Corte di Cassazione ha chiarito cosa si intende per caso fortuito e forza maggiore come cause di esclusione della responsabilità del conducente.

Il principio generale stabilito dall’articolo 2054 del Codice civile afferma che il conducente è obbligato a risarcire i danni causati dalla circolazione del veicolo, a meno che non provi di aver fatto tutto il possibile per evitarli.

Per escludere la propria responsabilità, egli deve dimostrare che l’incidente sia stato causato da un evento imprevedibile ed eccezionale e che abbia fatto tutto il possibile per evitarlo. Rientrano in questa fattispecie: un malore improvviso, un colpo di sonno, lo scoppio di uno pneumatico, il distacco di una ruota o la perdita di un pezzo dell’auto, l’attraversamento improvviso di un animale rientrano.

Il caso fortuito e la forza maggiore riguardano, quindi, circostanze eccezionali che possono essere prese in considerazione come attenuanti in sede giudiziaria.

Guida in autostrada contromano di notte

Nella sentenza n.18220 del 2015, la Corte di Cassazione è intervenuta a proposito di un incidente stradale mortale causato dalla guida in autostrada contromano da parte del conducente di un SUV che aveva provocato la morte di quattro ragazzi.

Anche in questa sentenza, la Cassazione ha richiamato la differenza tra dolo eventuale e colpa cosciente. Per la Corte la prova del dolo eventuale richiede, come abbiamo visto, un’analisi estremamente rigorosa e dal significato inequivocabile riguardo l’effettiva intenzione da parte dell’autore del reato.

In base ai suddetti principi, la Corte di Cassazione ha messo in discussione l’approccio argomentativo adottato dalla Corte d’appello. Quest’ultima aveva erroneamente considerato adeguatamente provato l’aspetto soggettivo dell’intenzione necessario a configurare il dolo eventuale, riferendosi in modo sbagliato alla personalità dell’autore del reato, in relazione a comportamenti antecedenti alla condotta di guida.

Incidente mortale in galleria

Nella sentenza n. 25649 del 2011, la Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità sussiste per chi, nonostante i segnali di pericolo presenti all’interno di una galleria, causa un incidente mortale, soprattutto se si tratta di un autista professionale.

Il caso riguardava un camionista che, dopo l’uscita da un tunnel lungo circa 10 Km, perdeva il controllo del veicolo a causa dell’asfalto reso scivoloso dalla presenza di neve, finendo per bloccare la carreggiata in posizione trasversale. Poco dopo si avvicinava un’automobilista che non riusciva ad evitare la collisione e moriva a causa dell’impatto.

Se il Tribunale di Teramo aveva assolto il camionista dal delitto di omicidio colposo aggravato perché il fatto non sussiste, la Corte d’Appello aveva riformato ai soli fini civili la sentenza di primo grado, ammettendo il concorso di colpa al 50% per l’incidente stradale della vittima e dell’imputato.

Il camionista aveva impugnato la sentenza d’Appello in Cassazione sostenendo che l’autocarro si era fermato a 122 metri dall’uscita del tunnel e che c’erano 4 metri di spazio per il passaggio di altre vetture. Inoltre, all’inizio del tunnel l’asfalto era asciutto e mancavano specifiche indicazioni semaforiche. Per l’imputato non era, quindi, possibile sospettare che all’uscita ci fosse la neve.

La Cassazione ha rigettato il ricorso in quanto, la galleria era molto lunga e, essendo in una zona di montagna, era prevedibile che ci fosse una differenza metereologica tra l’ingresso e l’uscita. In più, trattandosi di autista professionale, egli non poteva sottovalutare i cartelli di pericolo (seppur generici) posti all’interno della galleria.

Risarcibile il danno per la perdita del legame tra zio e nipote non conviventi

Con la sentenza n. 8218 del 2021, la Corte di Cassazione è, infine, intervenuta in materia di risarcimento per il danno da perdita di un congiunto non appartenente al “nucleo familiare ristretto” (in questo caso i nipoti).

Se da una parte, la Corte sottolinea l’importanza di evitare un’ampliata e ingiustificata inclusione di soggetti danneggiati secondari nel risarcimento, dall’altra non accetta l’assunto secondo il quale la convivenza sia indispensabile per dimostrare l’esistenza di legami affettivi stabili con il familiare defunto.

La convivenza ha un ruolo rilevante come prova dell’intensità e della profondità del legame affettivo necessario per ottenere il risarcimento e può influire sulla quantificazione dell’importo del risarcimento dovuto. Ciononostante, è possibile che anche un familiare non convivente abbia diritto al risarcimento del danno, se prova la sussistenza di un forte legame affettivo con la vittima.

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Avv. Roberta Scarpellini

L'Avvocato Roberta Scarpellini è specializzata nella negoziazione stragiudiziale e giudiziale per garantire il giusto risarcimento alle vittime di incidenti stradali con lesioni gravi, gravissime e mortali. È anche Presidente dell'Associazione NEVRA, che si focalizza sul riconoscimento medico-legale del danno neuropatico. Lo studio legale Scarpellini offre assistenza completa, dalla valutazione dei danni alla trattativa per il risarcimento, assicurando un'approfondita tutela legale e giuridica per i suoi assistiti.

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